lunedì 22 giugno 2009

L'urlo della memoria ed una storia da continuare a scrivere

Giunti alla terza giornata del torneo della Summer Cup, il Toscana 2006 è chiamato ad una difficile prova contro i padroni di casa, che avranno dalla loro il calore del pubblico e la forza della tradizione positiva nei tornei di breve durata.
Ma più che la squadra, bene architettata e guidata dal sapiente Tempesti, a fare paura ai bianco-oro è il frastuono e l'aria pesante che si respira dentro e fuori dal campo. Lungi dall'ergersi a giudici chiamati a pronunciarsi sulla situazione e sui disguidi, che sono tanti e tali, è forse l'ora di dare una scossa e qualche risposta più concreta alle problematiche. Nessuna sentenza definitiva, quindi, solo provvedimenti temporanei per tappare eventuali falle, per poter traghettare la società quantomeno fino alla fine della stagione.
Una stagione molto ben riuscita, caratterizzata da ottime prestazioni, cuore, polmoni, ma soprattutto (e questo non guasta mai, anzi è il fine di ogni avventura!) risultati tangibili, che forse ognuno di noi prima di iniziare non si sarebbe mai immaginato.
Abbiamo riscritto la storia, i ragazzi hanno riscritto la storia. Nel loro piccolo hanno fatto qualcosa di grande. Di riconosciuto. E le parole del massimo dirigente Quaranta ne sono la testimonianza diretta. Spesso però i libri della storia, per ovvie ragioni logistiche, riportano solo le imprese, tralasciando momenti tristi, o scorrendoli con un rapido e deciso segno di penna, che cancella in lacrime e scontenti.
L'urlo della memoria e del "posso ma non voglio" deve lasciar posto al presente.
Il rischio è quello di veder scritto nelle pagine del nostro manuale la parola FINE troppo presto.
I tifosi ne hanno il sentore, lo staff tentenna, temporeggia, ma non interviene.
I sussurri diventano voci e le voci fanno male.
Dolori ed intemperie la cui risoluzione è posticipata ad un tempo misterioso e lontano che inizia a farsi largo negli spazi di un aere non poi così etereo ed eterno.
Non sappiamo cosa è meglio per questa squadra: ognuno ha la sua ricetta, ognuno crede nella sua verità. Certo un malato non si può curare con la fantasia: se necessita di una medicina, nel più breve tempo possibile, gli va somministrata, anche se forse non sarà il medicinale più giusto.
Non siamo medici, è vero, ma abbiamo il dovere morale di intervenire per evitare la morte di un progetto, la fine di un gruppo, la FINE del nostro libro.
Perchè tra qualche giorno la storia, la vita, il futuro busserà alla nostra porta.
E noi dovremo farci trovare pronti, fieri di quello che siamo stati e di quello che possiamo continuare ad essere.

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